Un ex coloniale diventato gestore d’una locanda in un piccolo centro marittimo conosce un giovanotto giunto in quel luogo per visitare la figlia, ospite d’un collegio. I due fanno amicizia e si raccontano le loro avventure immaginarie, poi ci sarà il duro risveglio alla realtà.
Un funzionario russo chiede asilo politico all’America tramite la Francia, e per provare la sua buona fede rivela i nomi di alcuni connazionali infiltrati nelle loro organizzazioni.
Ex Presidente del consiglio dei ministri, il vecchio Émile Beaufort dedica gran parte del proprio tempo a dettare le memorie alla sua devota segretaria, la signorina Millerand, a La Verdière, dove si è ritirato. Anche se non fa più parte dell’agone politico, tiene sempre d’occhio le notizie. Davanti a una crisi istituzionale, la stampa ritiene che il deputato Philippe Chalamont possa formare un governo di ampia unità nazionale. Beaufort, benché ritiratosi in provincia, si sente chiamato e coinvolto: Chalamont, venti anni prima, è stato suo segretario particolare, e Beaufort ne aveva coperto qualche errore, conservando però un dossier su di lui e una lettera di autoaccusa dello stesso tra le proprie carte. Perciò mette e poi rifiuta di levare il proprio veto per un ritorno al governo di Chalamont. I due si incontrano, ma le minacce reciproche non portano a un accordo. Nonostante la salute malferma e l’età, il “presidente” non rinuncia alle proprie idee di correttezza morale.
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