Un giovanotto inglese, cameriere dell’ambasciatore britannico ad Ankara durante la seconda guerra mondiale, offre ai tedeschi i piani dello sbarco in Normandia. I documenti sono autentici, ma i tedeschi non si fidano
La serie si compone di 6 stagioni, nelle quali il protagonista John Steed, un agente speciale, è affiancato da un partner nella risoluzione delle indagini, spesso ai confini della realtà. In queste 6 stagioni, John Steed è sempre impersonato da Patrick Macnee. Tutte le stagioni sono state realizzate in Inghilterra, dal gennaio 1961 al settembre 1969, le prime 4 in b/n e le ultime 2 a colori per un totale di 161 episodi. La sigla di coda della serie è il brano Avengers (di G. Ferrio, P. Cassia e F. Monti Arduini), cantato da Nancy Cuomo. Fu un notevole successo, anche radiofonico. Continua a leggere →
Nominato capo dell’FBI dal Presidente Calvin Coolidge, J. Edgar Hoover è un giovane uomo ambizioso nell’America proibizionista. Figlio di un padre debole e di una madre autoritaria, Edgar è ossessionato dalla sicurezza del Paese e dai criminali che la minacciano a suon di bombe e volantini. Avviata una lotta senza esclusione di colpi contro bolscevichi, radicali, gangster e delinquenti di ogni risma, il direttore federale attraversa la storia americana costruendosi una reputazione irreprensibile e inattaccabile. A farne le spese sono i suoi nemici, reali o supposti, tutti ugualmente ricattabili dai dossier confidenziali raccolti, archiviati e custoditi da Helen Gandy, fedele segretaria che rifiutò il suo corteggiamento e ne sposò la causa. Quarantotto anni di ‘azioni’ (il)legali, otto presidenti e un sentimento dissimulato dopo, quello per il collaboratore Clyde Tolson, Edgar detterà la sua biografia e le sue imprese: la rivoluzione investigativa, la consolidazione del Bureau, la ‘deportazione’ dei comunisti, la cattura di John Dillinger e George Kelly, le indagini lecite sui rapitori di Baby Lindbergh e quelle illecite sulle Pantere Nere o sul Movimento per i Diritti Civili di Martin Luther King. Una vita romanzata e smascherata al tramonto dalla coscienza di Tolson e dall’incoscienza del peggiore dei presidenti.
Una ragazza dell’alta società incontra durante una vacanza un uomo che le affida un gioiello: da quel momento la sua vita diventa una serie di avventure, tutte pericolose. Recatasi in Africa del Nord per consegnare il gioiello alla persona che le è stata indicata, Marie Chantal è fatta prigioniera dal terribile dottor Kha.
Una superspia sovietica disillusa dal comunismo e una piacente 007 americana disillusa dall’amore si incontrano alle Barbados. Cia e Kgb, increduli ed allarmati, ordinano il rimpatrio dei rispettivi agenti, ma il colonnello russo preferisce scappare e chiedere asilo politico in Gran Bretagna. Gli inglesi lo accettano in cambio di favori spionistici, ma i servizi segreti russi lo vogliono morto.
Dal romanzo di Leon Uris. Nel 1962 un agente francese fornisce alla CIA le prove della presenza di missili sovietici sull’isola di Cuba. “Un vero disastro” (Hitchcock). Non piaceva alla produzione, non piacque al pubblico e nemmeno ai critici. Per la prima volta nella sua carriera Hitchcock non sapeva come concludere una storia. Girò – si dice – 5 finali. Un’edizione USA in DVD ne riporta 3.
Appartenente al periodo inglese del grande maestro del cinema, è la prima versione di questo titolo. Infatti anni dopo, nel 1956, con il medesimo intreccio Hitchcock avrebbe girato a Hollywood il remake con James Stewart e Doris Day. Una spia viene pugnalata, ma prima di morire rivela a un turista inglese il nascondiglio di un importante messaggio. Verrà rapita la figlia del turista, ma quest’ultimo riuscirà sia a smascherare l’organizzazione, che sta preparando un attentato, sia a salvare la propria bambina. Più onesto e più ironico rispetto alla versione hollywoodiana.
Scienziato USA, specialista in congegni antimissilistici, finge di passare al servizio dei comunisti e con la fidanzata si reca a Berlino Est e a Lipsia, s’impadronisce di una formula segreta. Il rientro è rocambolesco. 50° film di Hitchcock, scritto da Brian Moore e riscritto da Keith Waterhouse e Willis Hall (non accreditati). Non è uno dei suoi film più riusciti anche perché, trasformata la formula segreta in un tipico MacGuffin, cioè un pretesto, Hitch s’interessa soprattutto al conflitto psicologico tra i due protagonisti, sui dubbi che lei, ignara (una Andrews fuori parte, imposta dall’Universal), ha sulla fedeltà personale e patriottica di lui. Memorabili momenti di suspense. L’uccisione di Gromek è da antologia. Spionaggio alla terza potenza e risvolti di umor nero.
Di Elizabeth Schragmüller, spia tedesca realmente vissuta e operante durante la prima guerra mondiale con il nome di “Fräulein Doktor”, si sa molto poco. Il primo che raccontò le gesta di questa temibile spia fu George Pabst nel 1936.
Killing Eve è una serie televisivabritannica, creata nel 2018 per BBC America.Basata sulle novelleVillanelle di Luke Jennings, la serie va in onda su BBC America dall’8 aprile 2018.[1][2] In Italia, invece, la serie viene distribuita su TIMvision dal 15 ottobre 2018
Eve Polastri, una funzionaria dell’MI-5, inizia a rintracciare la talentuosa assassina sociopatica Villanelle. Entrambe le donne diventeranno ossessionate l’una dall’altra.
Dal romanzo The Ipcress File (1962) di Len Deighton: l’agente Harry Palmer, che non ama molto il suo mestiere, deve investigare sul rapimento di uno scienziato trasportato al di là della cortina di ferro. Cade nelle mani di loschi figuri orientali che lo sottopongono al lavaggio del cervello. Un film di spionaggio intricato, spettacolare e narrato con una certa forza visiva. Uno dei primi ad avere come protagonista un agente segreto (l’ottimo Caine) con pregi e difetti dei comuni mortali. Sembra “di assistere a un’esibizione di Superman ancora travestito con gli abiti a buon mercato e gli occhiali di Clark Kent” (A. Walker). L’agente Palmer ritorna in Funerale a Berlino (1966) e Il cervello da un miliardo di dollari (1967).
Mackintosh viene chiamato a far luce su un traffico di diamanti. Lo troviamo a Malta poi in Irlanda. Si fa tre anni di prigione solo per seguire la traccia giusta. Continua a leggere →
È la nota storia della bellissima spia e ballerina, che durante la prima guerra mondiale si innamorò, ricambiata, di un pilota russo, e per amor suo uccise e venne condannata a morte. Continua a leggere →
Il personaggio di James Bond venne creato dallo scrittore britannico Ian Fleming come protagonista di una serie di romanzi. Recentemente, la nipote dello scrittore, Kate Grimmond, ha dichiarato che inizialmente la spia britannica avrebbe dovuto chiamarsi “James Secretan”. (Fonte: Sunday Times)
Nel 1946 in una Vienna devastata dalla guerra e divisa in quattro zone di occupazione, lo scrittore americano di western Holly Martins (Cotten) assiste ai funerali dell’amico Harry Lime (Welles), ma è veramente morto? Inseguimento finale nelle fogne della città. Scritto da Graham Greene che dalla sceneggiatura trasse un romanzo (1950), è uno di quei film – ormai un classico del cinema britannico – che nascono da uno straordinario concorso di circostanze: un bel copione, un regista quarantenne nella sua stagione di grazia, una tela di fondo – Vienna – di grande suggestione grazie al bianconero di taglio espressionistico di Robert Krasker, il romantico commento musicale su cetra di Anton Karas, interpreti funzionali, un perfetto ingranaggio d’azione in cui la tecnica del giallo si coniuga con una sottile indagine psicologica. Il vero tema del film è la morte, come in La signora di Shangai. E poi Welles: c’è un salto di qualità tra la breve parte che riguarda Harry Lime e il resto. Non sembra dubbio che abbia dato più di un suggerimento a Reed; è certo che collaborò ai dialoghi. Sua è la celebre battuta sull’Italia del Rinascimento e la Svizzera. Per molti anni Lime divenne un sinonimo di Welles che portò il personaggio in una serie radiofonica di 39 puntate: Le avventure di Harry Lime. Palma d’oro a Cannes e Oscar per Krasker. Esiste anche in versione colorizzata. Ridistribuito nel 2000 in edizione originale con sottotitoli italiani. Continua a leggere →
Una donna viene assassinata a Londra. L’uomo che l’aveva ospitata, braccato dalla polizia e dagli assassini, fugge in Scozia e si ritrova ammanettato con una ragazza e prosegue la fuga. C’è di mezzo una banda di spioni. Liberamente tratto da un romanzo di John Buchan, questo film d’inseguimento all’insegna della leggerezza e dell’umorismo è, forse, l’opera più famosa dell’Hitchcock inglese, e uno dei preferiti dallo stesso regista. “Un miracolo di velocità e di luce” (O. Ferguson). Rifatto goffamente con I 39 scalini nel 1959 da Ralph Thomas e nel 1978 da Don Sharp. Continua a leggere →
Un agente segreto americano riceve l’incarico di trovare una centrale elettrica che disturba le comunicazioni alleate nel Mar Mediterraneo. La sua uccisione e le indagini successive portano ad appuntare i sospetti sulla moglie Shanny (Jean Seberg), con la testimonianza chiave che viene fornita da un vecchio pretendente, a suo tempo respinto, della donna. Una volta uscita di prigione, Shanny cerca però di risolvere i troppi misteri che si nascondono dietro la morte del marito, finendo per precipitare in un complicato ‘affaire spionistico’ che la porterà sino in Grecia (da qui il titolo originale, La route de Corinthe). Chabrol si inoltra nel film di spionaggio rivolgendo un occhio attento al suo diletto Hitchcock, e con puntuali riferimenti che vanno dalla tragedia greca alla suspense, realizza un raffinato ‘divertissement’ fondato su un ritmo narrativo molto sostenuto e su momenti di humour nerissimo. Criminal story, che precede la realizzazione di Stephane, una moglie infedele e de Il tagliagole, rivela inoltre un narcisistico vezzo hitchcockiano da parte del regista francese, che vi appare in un fulmineo cammeo nei panni di Alcibiades. Continua a leggere →
Con il Marocco al posto della Svizzera nel capitolo iniziale, la storia è la medesima, compreso lo splendido sottofinale alla Royal Albert Hall, magistrale sequenza di suspense musicalmente integrata (con il musicista Bernard Herrmann che dirige la London Symphony Orchestra). Il finale, invece, è cambiato. E migliorato. L’Oscar alla canzone “Que sera sera” di Jay Livingstone e Ray Evans sottolinea l’importanza della musica in uno dei film che testimoniano la felicità inventiva e la fiducia in sé stesso di Hitch negli anni ’50. Basta vedere il partito che seppe trarre da D. Day. Continua a leggere →
Il diario di un ebreo suicida induce giornalista a indagare su banda di ex SS che sembra coinvolta in traffico d’armi. Da un romanzo (1963) di Frederick Forsyth, un film di spionaggio politico greve come un ippopotamo. Suspense fiacca. Continua a leggere →
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