Kaveh Nariman è un medico legale che lavora in obitorio. Una sera investe accidentalmente con la sua auto una famiglia che viaggia in moto. Il bambino cade e batte la testa in modo apparentemente privo di conseguenze. A distanza di poche ore arriverà il suo cadavere. La diagnosi dell’autopsia parla di avvelenamento per botulismo ma il medico ha il dubbio che la causa possa addebitarsi all’incidente. Avrà il coraggio di chiarire la situazione?
Leuca, estrema punta meridionale pugliese. La crisi economica è arrivata anche lì e Adele e Vito non riescono più a gestire l’azienda di famiglia che confeziona abiti per le aziende del Nord. I cinesi lavorano a prezzi impossibili e gli usurai incalzano. Vito emigra. Adele svende casa e con la madre, la sorella che sogna di diventare attrice e la figlia 18enne svaporata e superficiale, si trasferisce nella malmessa masseria, in campagna, per campare di prodotti della terra e baratto. Winspeare prosegue la sua personale indagine sul territorio del Salento e i suoi abitanti con una storia tutta al femminile, gli uomini sono sullo sfondo, in genere poco affidabili. Dialetto stretto, tempi particolari, storia che sfiora il neorealismo: punta sui sentimenti, sull’empatia nei confronti dei personaggi e delle loro vicende. Distribuito da Good Films.
Un coscienzioso assassino di professione s’appresta ad eliminare un pericoloso testimone, che potrebbe far condannare un’intera cosca mafiosa quando, per caso, si trova a salvare un aspirante suicida (vedi anche Buddy Buddy).
Tonio ha soltanto dodici anni quando viene investito da un’auto in corsa. Cinzia, l’automobilista che lo ha investito, non si ferma a prestargli soccorso ed il bambino si risveglia in ospedale scoprendo di avere, a quanto sembra, il potere di guarire gli ammalati. Questo acuisce il conflitto già in atto fra i suoi genitori e scatena l’interesse del mondo della comunicazione. Edoardo Winspeare, alla sua opera terza, realizza un film molto più compiuto sul piano formale ma, per assurdo ma non tanto, proprio per questo meno emotivamente ‘forte’ rispetto al suo precedente “Sangue vivo”. L’ambiente rimane sempre la Puglia (questa volta non il Salento ma Taranto) e l’attenzione al mondo dei marginali (in questo caso i bambini sempre più ‘a lato’ nella nostra società) e si sente che Winspeare aderisce laicamente al tema che sta trattando con grande rispetto ma anche con il giusto disincanto. I miracoli nascono dall’amore e in un’epoca di maghi e cartomanti a pagamento sembra sempre più difficile poter contare sulla gratuità di un gesto che vuole essere solo solidale e con il pudore del non chiedere nulla in cambio. Tutto questo è interessante e palpabile nel film ma non scatta mai la partecipazione. Neanche la sempre splendida musica degli Zoè riesce a compiere il miracolo.
Fortunella è l’amante di un rigattiere trafficone per il quale finisce anche in galera. Quando ne esce lo scopre con un’altra e lo lascia. Il caso la fa incontrare con un nobile del quale è convinta di essere la figlia. Svanita l’illusione, si unisce ad una compagnia di guitti dove interpreterà quel personaggio, la principessa, che credeva di poter essere nella vita.
La nota commedia di Eduardo resa famosa in teatro da Titina De Filippo e in cinema da Sophia Loren. Filumena è da molti anni la governante e l’amante di un benestante napoletano. Dall’unione è nato un figlio di cui però l’uomo ignora l’identità e la donna rifiuta di rivelargliela, costringendolo a sposarla e a riconoscere anche altri due figli avuti da diversi amanti.
La riconsiderazione della leggenda di Dracula, il film si apre con l’arrivo di un ispettore di scuola elementare in un remoto villaggio.
During the second world war, an American crew of B-Movies took refuge in Lisbon. In 1943, producer Valerie Lewton married with a Portuguese actor that translated to her Branquinho da Fonseca’s short story “The Baron”. The dictator heard about the movie and ordered that the film was destroyed. The crew was repatriated. The Portuguese actors were deported to Tarrafal’s Concentration camp. They died tortured in the “skillet”, a cubicle where humans were roasted. In 2005, 2 reels and the screenplay were found in the archives of Barreiro’s kino-club. For the next 5 years the film was restored and reshot. In 2011, was shown for the first time.
Un vecchio giudice un po’ rimbambito, senza aver la licenza, celebra alcuni matrimoni. L’irregolarità viene scoperta e comunicata agli interessati. A tutti è offerta la chance di “ripensarci”. Solo uno però, un maturo signore turlupinato da una frivola bionda, opterà per l’annullamento.
Krenner, gangster al soldo di una nazione straniera, fa evadere dalla prigione Joe Faust, noto scassinatore, e gli chiede in cambio di rubare da una base militare campioni di materiale radioattivo necessari agli esperimenti del dottor Ulof, suo prigioniero. L’uomo dapprima rifiuta, ma poi minacciato di morte, accetta di collaborare anche perché Krenner gli spiega che potrà mandare a segno la rapina sottoponendosi ad un raggio (inventato da Ulof) che rende invisibili. L’impresa ha luogo senza che la polizia possa sospettare di loro e dopo avere saldato il “debito”, Faust pensa di servirsi ancora della sua condizione di uomo invisibile per scassinare una banca. Egli non sa che tra il materiale trafugato c’è l’X13 un elemento che annulla temporaneamente gli effetti della invisibilità: nel bel mezzo della rapina Faust si materializza e, inseguito dai poliziotti, è costretto a fuggire per chiedere aiuto al dottor Ulof. Questi accetta di soccorrere il bandito a patto che lo liberi da Krenner. Faust va per uccidere Krenner, ma nello scontro che segue entrambi trovano la morte per un’accidentale manomissione dei congegni del raggio che provoca l’esplosione del laboratorio. Quando la polizia arriva sul posto, Ulof, che era riuscito ad allontanarsi dall’edificio, non fa parola delle sue scoperte.Opera minore di Ulmer, regista comunque inventivo e generoso. Se non fosse per il raggio invisibile e i fantasiosi elementi radioattivi la storia non si distinguerebbe molto dai noir americani degli anni ’50, con i due antagonisti malavitosi, la ragazza sincera (la figlia dello scienziato) e la donna del gangster indecisa tra i due.
Gravemente ferito ma sopravvissuto ad uno spaventoso incidente aereo, il pianista Stephen Orlac è sottoposto con successo alla delicatissima operazione chirurgica del trapianto di entrambe le mani. Quando scopre che il donatore era stato condannato a morte con l’accusa di omicidio, Orlac cade nella suggestione di essere predestinato a seguire la via del delitto e il sinistro Néron, illusionista di music-hall, ne approfitta per renderlo complice e strumento dei suoi crimini. Nuovo adattamento del romanzo di Maurice Renard, interpretato da Mel Ferrer nel ruolo di Orlac e da Christopher Lee in quello di Néron. Ferrer si esibisce al pianoforte suonando Beethoven e ad un tratto smette di sorridere credendo di vedere sulle sue mani i guanti dello strangolatore.La vicenda segue i modelli del mystery o dell’horror poliziesco, ma lo spunto delle mani sostituite e, apparentemente, dotate di propria volontà si richiama ad una scienza dei trapianti anatomici ancora fantastica e di “frankensteiniana” memoria. Il film venne girato simultaneamente in due versioni, secondo una prassi commerciale ormai in disuso, l’una destinata al mercato internazionale e l’altra alla distribuzione francese.
Hunsrück, 1842. La carestia affligge i contadini e gli artigiani di Schabbach, costringendo molte famiglie a emigrare in Brasile. Sognatore con scarsa voglia di lavorare, Jakob Simon smania per raggiungere il nuovo mondo di cui, da antropologo autodidatta, studia la cultura. Saranno gli altri a partire, mentre per lui l’ Heimat rimane una prigione di affetti e occasioni mancate. Immerso nel mito e in una concezione ciclica del tempo, a 7 anni dal 3°, è il capitolo più lirico della saga: 2 episodi di 2 ore, una sorta di prequel conciso ma ricco delle allegorie e degli stilemi che hanno caratterizzato la saga, figurativamente splendido nell’assenza di colore (che compare solo ogni tanto). Esiste un quinto capitolo Heimat Fragmente: Die Frauer , nato dal recupero di materiali scartati e dedicato alle figure femminili della saga.
Il film si apre sull’inquadratura di un cielo nuvoloso. Attacca la voce fuori campo: “Questo è quanto io ricordo della storia di un giovane dalla personalità non comune che ebbi la ventura di incontrare in varie fasi della mia vita. Nell’estate del ’19 io ero di passaggio a Chicago, quando un mio amico, Elliott Templeton, che avevo incontrato a Londra e a Parigi, mi invitò a pranzo. Il ricevimento doveva aver luogo in uno di quei brillanti circoli di campagna tipici di quel dopoguerra americano…”. Il racconto è di Somerset Maugham (impersonato da Herbert Marshall), il grande scrittore inglese che pubblicò il romanzo nel 1944. Maugham conosce in pochi istanti, al suono di una dolce orchestra, tutti i personaggi che comporranno la storia: la stupenda Isabella (Tierney), la romantica Sofia (Baxter, premio Oscar), Gray (Payne), rampollo ricchissimo innamorato di Isabella. Ed è in scena anche Elliott (Webb), delizioso snob a oltranza (“… non capirò mai come si possa andare a Parigi senza abiti da sera…”). Poco dopo appare Larry, il protagonista, interpretato da Tyrone Power. Maugham continua il suo racconto: “È questo il giovane di cui scrivo. Non è celebre. Forse, quando la sua vita giungerà al termine, egli non avrà lasciato maggior traccia di quella che lascia il sasso che cade nell’acqua, e forse la vita che egli si è scelta avrà un’influenza sempre crescente sull’umanità e molto tempo dopo la sua morte ci si renderà conto che ai nostri tempi viveva una creatura non comune…”. Isabella vorrebbe sposare Larry, che però ha in programma una vita particolare: non lavorerà, ma girerà il mondo alla ricerca di se stesso. Isabella per un po’ lo aspetta, poi sposa Gray, mentre Larry continua la sua ricerca fra gli artisti di Parigi, i lavori in miniera, la frequentazione di ogni tipo di umanità, e l’India, dove un santone gli impartisce le lezioni decisive. Nel frattempo Sofia si è “perduta” e Isabella ha continuato a essere innamorata di Larry. È un’espressione esemplare del grande cinema di mestiere hollywoodiano. Un grande romanzo, di un grande scrittore, tradotto secondo le regole del grande cinema. La voce fuori campo rappresenta un altro esercizio strano e splendido. Il fraseggio della scrittura viene ridotto allo spazio della necessità del film, un’operazione che solo apparentemente è blasfema. La sintesi che ne risulta, rispetto al racconto, spesso è più efficace del romanzo stesso. Il compromesso filologico, in sostanza, può risultare ottimo cinema.
Un ladro, con nobile passato di rivoluzionario e di combattente per la libertà, si imbatte in una coppia di contadini messicani poveri e disperati. La donna gli chiede di portarla via, l’uomo tenta di derubarlo, ma all’ultimo momento non ha il coraggio e addirittura lo difende dalla rabbia dei suoi ex compagni. Il ladro viene ucciso egualmente e la coppia messicana si ritrova più unita.
Un film di Dziga Vertov. Titolo originale Tri pesni o Lenine. Muto, b/n durata 58′ min. – URSS 1934.
Le due diverse date fornite qui sopra riflettono la storia della copia attualmente disponibile. La versione sonora di Tri pesni o Lenine (Tre canti su Lenin) venne approntata nel 1934, quella muta nel 1935. Nel 1938 fu richiesto a Vertov di rimontare entrambe le versioni: nel frattempo le purghe staliniane avevano raggiunto il culmine e i “nemici del popolo” che erano stati fisicamente eliminati entro i tardi anni Trenta dovevano essere cancellati anche dal film. Le versioni originali del 1934 e 1935 non esistono più, ma possiamo supporre che differissero notevolmente da quelle ora disponibili.La prima della versione sonora di Tri pesni o Lenine si tenne al festival di Venezia nell’estate del 1934; in quella stessa estate il film fu presentato a Mosca ai delegati del primo Congresso degli scrittori sovietici: distribuito a novembre (sei mesi dopo che era stato completato), ebbe un considerevole successo sia in patria che all’estero. Lo scrittore inglese H.G. Wells (che aveva conosciuto Lenin) raccontò che pur avendo visto il film senza traduzione aveva compreso ogni parola.
Transessuale che vive in un quartiere povero di Los Angeles, Bree (Huffman) è costretta – per ottenere l’autorizzazione all’intervento chirurgico che la renderà femmina a tutti gli effetti – a incontrare il figlio adolescente Toby, concepito ai tempi del college quando ancora si chiamava Stanley. A malincuore, va in aereo a prelevarlo in un carcere di New York. Toby la scambia per una dama di carità e Bree, ansiosa di sbarazzarsene al più presto, gli cela la sua vera identità. Faranno il viaggio di ritorno a L.A. in auto. Esordio nella regia di Tucker che l’ha anche scritto, il film ha partecipato nel 2005 a 19 festival, vincendo 6 premi di cui 3 per la protagonista Huffman, impegnata nel difficile ruolo di un uomo affetto da GID (disforia di genere, ossia disturbi nell’identità sessuale) che diventa donna. “Non è un film su quello che hai sotto la gonna.” (D. Tucker). Sono i modi con cui è raccontata che ne fanno una commedia notevole: ritmo, sensibilità, attenzione ai particolari, fotografia funzionale (Stephen Kazmierski, polacco), dialoghi pimpanti in un saporito cocktail di dolore e ironia, amarezza e capacità di adeguamento. Attrice di teatro, tra i fondatori dell’Atlantic Theater Company (off Broadway) con il marito William H. Macy, qui anche produttore esecutivo, F. Huffman è diventata celebre come Lynette nella serie TV Desperate Housewives .
Il capitano Colter Stevens, pilota di elicotteri e veterano della guerra in Afghanistan, si risveglia su un treno di pendolari senza avere la minima idea di dove si trovi. Di fronte a lui Christina, una bella ragazza che lo conosce ma che lui non riconosce affatto. In tasca (e nello specchio) l’identità di un giovane insegnante di nome Sean Fentress. Poi l’esplosione, che squarcia il convoglio. Ma Colter non è morto, da un monitor un ufficiale donna lo informa che dovrà tornare sul treno per identificare l’attentatore e prevenire un successivo, più micidiale attacco. Ogni volta che farà ritorno sul treno avrà solo 8 minuti a disposizione. Di più non gli è dato sapere, la missione è top-secret, il suo nome: “Source Code”.
Un angolo felice della campagna inglese ospita Beecham House, casa di riposo per musicisti e cantanti. Ogni anno, in occasione dell’anniversario della nascita di Giuseppe Verdi, gli ospiti organizzano un gala e si esibiscono di fronte ad un pubblico pagante per sostenere Beecham e scongiurarne lo smantellamento. Ma ecco che la routine di Reggie, Wilf e Cissy viene sconvolta dall’arrivo a pensione di Jean Horton, elemento mancante e artista di punta del loro leggendario quartetto, nonché ex moglie di un Reggie ancora ferito.
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